Un tavolo a console trasformabile

Giuseppe Maggiolini (1738-1814)

Tavolo a console trasformabile, 1765 ca.
Legno di noce e abete intarsiato in radica di noce, bosso e quercia affogata. Gambe e cornici in legno di noce tinto nero, cm 74x80x74

Non pochi anni di lavoro e affinamento nell’arte dell’intarsio dovettero trascorrere tra l’esecuzione nel 1758 di due piccole e sorprendenti consoles trasformabili, già note agli studi[1],e questo inedito mobile della medesima tipologia recentemente riscoperto. Maggiolini replica la tipologia della piccola console che si trasforma in tavolo da gioco, affinandone il meccanismo che ne permette la trasformazione. Più ricercato il disegno a doppia curva delle gambe in legno tinto nero, ornate nella parte superiore da listelli di radica di noce e terminanti inferiormente in riccioli poggianti su piedi di capra. Per la prima volta Maggiolini mostra anche una non comune abilità di intarsiatore: cartelle di squisito gusto Rocaille decorano il piano e fregi di bel disegno le fasce. L’intarsio, ormai sicuro di sé, è l’elemento predominante della decorazione, impeccabile per invenzione ornamentale e cura esecutiva. Le tessere di legno di bosso sono accuratamente tagliate e morbidamente ombreggiate nella sabbia arroventata, inserite con assoluta precisione nel noce di fondo, senza lasciare spazi nelle commettiture. Non più traforate e inserite “al buio”, come nel caso dei tavoli eseguiti nel 1758, sono tagliate assieme al legno di fondo. Maggiolini ha dunque compiuto quel passaggio tecnico, necessariamente anche tecnologico, che gli permetterà di sviluppare la sua prodigiosa tecnica di intarsio. La radica di fondo, nella quale sono inserite le chiare incorniciature, sul piano è disposta in modo da creare un disegno caleidoscopico con le venature. Vale la pena di sottolineare un dettaglio significativo: i listelli neri che profilano le fasce sono realizzati in quercia affogata, materiale elettivo dell’intarsio rinascimentale che Maggiolini dimostra di aver studiato.


L’opera più prossima a questo tavolo è la commode à pieds élevés delle Civiche Raccolte artistiche del Comune di Milano recentemente attribuita a Maggiolini[2], con la quale condivide la decorazione ad intarsio delle cartelle di bosso stese su fondi di radica di noce. Due mobili frutto di un chiaro progetto d’insieme e una precisa messa a punto ornamentale, in debito con i modelli di Franz Xaver Habermann (1721-1796), che Maggiolini conosceva possedendone alcune stampe[3]. Impossibile dire con certezza se questo spetti a Giuseppe Maggiolini o piuttosto a un bravo ornatista versato nell’invenzione dell’arredo che ha cominciato a fornirgli idee e disegni. Potrebbe trattarsi di Giuseppe Levati (1739-1828), che la tradizione ricorda scopritore del Maggiolini “verso l’anno 1765 incirca”[4]. Giovane decoratore, pittore di architetture, ma anche figlio di un falegname, fu il primo attorno alla metà degli anni Sessanta a fornire al giovane ebanista modelli per mobili, a seguirne l’esecuzione, come ricorda il biografo di Maggiolini Giacomo Antonio Mezzanzanica[5]. Una collocazione di questo inedito tavolo attorno alla metà degli anni Sessanta, dunque in prossimità dell’incontro con Giuseppe Levati ricordato dal biografo, appare, allo stato degli studi, l’ipotesi maggiormente credibile.


[1] G. Beretti, Il mobile dei Lumi. Milano nell’età di Giuseppe Maggiolini (1758-1778), Vol. I, Milano 2010, pp. 53-56 [2] Ibidem, pp. 57-58 [3] Raccolta di carte diverse di Giuseppe Maggiolini, Parabiago 1784, Milano, Raccolta delle stampe Achille Bertarelli, Inv. Voll. FF.32, Cart. 3-4 [4] G. A. Mezzanzanica, Genio e lavoro. Biografia e breve storia delle principali opere dei celebri intarsiatori Giuseppe e Carlo Francesco Maggiolini, Milano 1878, p. 9 [5] Ibidem, pp. 9 e sgg.

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