Un piccolo tavolo del misterioso Giovanni Gorla

I pochi mobili che di Giovanni Gorla conosciamo, si contano sulle dita di una mano. Gettano una luce sull’opera di un Maestro di grande interesse per la storia del mobile italiano, assai abile nell’arte dell’intarsio ligneo, dotato di un gusto per l’ornato neoclassico personale e raffinato, la cui memoria pare essersi persa nelle nebbie del tempo.
Fu attivo a Canegrate, paese a Ovest di Milano distante una manciata di chilometri da Parabiago, paese natale del celebre Giuseppe Maggiolini (1738-1814); non ne conosciamo le date di nascita e di morte. Nel 1801 firma una coppia di commodes decorata da cineserie, comparse a una vendita presso la casa d’aste milanese il Ponte[1], in cui si dimostra un Maestro nell’arte dell’intarsio in grado di reggere il confronto con Giuseppe Maggiolini.
L’affermazione è confermata dalle altre opere note che gli possono essere attribuite su base stilistica: uno scrittoio di inusitata tipologia comparso da Sotheby’s a Londra nel 2002[2], un piccolo tavolo ovale già in una collezione newyorkese, un tavolo da gioco – probabilmente eseguito per Giovanni Battista Sommariva – conservato a Villa Carlotta, a Tremezzo sul lago di Como.
Clelia Alberici, in un elenco di nomi a margine del Volume Il mobile lombardo, annota “Giovanni Gorla di Canegrate. La sua firma è su un mobile datato 20 aprile 1791”.[3] Un comodino recante l’iscrizione “In Canegrate di 28 /bre 1798 / Giovanni Gorla Milanese / Fecce”, comparve in asta a Milano presso la casa d’aste Finarte nel 2002.[4]

Fu certamente, un allievo, uno stretto collaboratore di Maggiolini. Gli intarsi che caratterizzano le opere a lui attribuibili con certezza, a cui ora si unisce l’inedito tavolo di cui si scrive, mostrano però una certa indipendenza rispetto allo stile del suo maestro. La sua formazione non dovette esaurirsi tra le mura della bottega della bottega di Parabiago: le opere che gli possono essere attribuite presentano influenze esterne al contesto lombardo e anche italiano: vi si colgono sia influenze toscane, sia francesi.
Le sue tarsie sono caratterizzate da intarsi minuti, profilate con incisioni accurate e finissime. Il disegno degli ornati è raffinato, prossimo al gusto espresso dai modelli a stampa di Giocondo Albertolli (1742-1839); forse ebbe modo di seguire le lezioni di Albertolli all’accademia di Belle Arti di Brera. Intarsia su suo disegno girali, ornati fogliacei eleganti, leggeri, ariosi: paiono ricami luminosi, sempre in legno d’acero stesi su fondi di un ricorrente legno rosso. Predilige foglie minute, fini bordure, sottili fili d’erba, lunghi fili di perle. Per la coppia di commodes a cineserie datate 1801, l’impianto ornamentale dei fianchi e della facciata si direbbe ispirato al modo di decorare le pareti espresso da Giovanni Battista Piranesi (1720-1778) nelle tavole delle Diverse maniere d’adornare i camini (tavv. 1-3, 55), fatto che conferisce a questi mobili una inconsueta intonazione inglese. Il legame con Albertolli è anche confermato dalla passione di Gorla per le tarsie con scene di porto – presenti oltre che nel tavolo in questione, anche nello scrittoio già a Londra e nel tavolo a New York -che credo derivi dal gusto espresso da Albertolli nelle decorazioni della villa del Poggio Imperiale a Firenze, dove eleganti stucchi Louis XVI incorniciano dipinti di marine di Antonio Cioci.

L’inedito tavolo di cui si scrive presenta sul piano un’incorniciatura composta da più ordini di bordure e quattro riserve d’angolo, di spiccato gusto albertolliano, racchiude la riserva rettangolare con la bella marina in legni naturali. Le alte fasce sono decorate da ampi girali fogliacei in legno di acero su fondi di un legno bruno, cangiante come un velluto di seta. Le slanciate gambe a sezione quadrata, ornate da fregi fogliacei – lavoro finissimo di traforo e profilatura -, sono raccordate alle fasce da eleganti mensole. Nel pianetto ovale inferiore spicca un trofeo con le armi di cupido di bella invenzione, in legni chiari su un fondo di satinwood.
Un’interessante aggiunta al corpus di questo eccellente Maestro ancora poco noto, la cui importanza è destinata a crescere nel prosieguo degli studi sulla storia del mobile neoclassico italiano.


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